L'ho sempre sostenuto e ne sono sempre più convinto. L'essere umano è un virus per il pianeta terra.
Siamo miliardi e con innumerevoli varianti, dalle più innoque alle più virulente.
Come le locuste ci muoviamo a frotte, per i nostri bisogni distruggiamo e sonsumiamo tutto quello che troviamo, poi ci spostiamo in un'altro punto o su altre risorse.
Per quanto potrà ancora andare avanti questa autodistruzione?
Gli agenti patogeni, anche i più virulenti, hanno dei sistemi di controllo che la natura ha previsto in milioni di anni di evoluzione.
Questi sistemi di controllo con gli umani non funzionano, siamo bravi nell'aggirare il problema, siamo bravi nello spostarci e nell'adattarci. Siamo una maledetta malattia per questo pianeta.
Il post mi è proprio uscito da cuore dopo che ho letto
l'ennesimo articolo sull'ennesima corsa alla distruzione di una risorsa naturale solo per la soddisfazione di un mercato. Sto parlando dei tonni. Quei nobili pesci che i più conoscono solo in una scatola di latta e che forse credono nati già così, nell'olio.
E se dovessero davvero essere in pericolo poi chi lo va a dire al mio amico
Sempavor?
Battute a parte, dobbiamo renderci conto che questo pianeta non è solo un qualcosa da usare a nostro piacimento. Quello che noi distruggiamo i nostri figli e nipoti non potranno più averlo.
Cosa vogliamo lasciargli? Deserti sempre più grandi? Acqua che costa quanto il petrolio? Libri da studiare con foto di foreste e migliaia di animali oramai scomparsi?
Tutti possiamo fare qualcosa per evitare, nel nostro piccolo, di contribuire alla catastrofe. Basta guardarsi attorno con un po' di buon senso.